Sirmione in età contemporanea

l'Ottocento

lavandare alla spiaggia

Nell'Ottocento la popolazione era dedita alla pesca e nell'entroterra all'agricoltura, con le colture tipiche della zona, l'olivo, la vite, il gelso.

Come in altri paesi poveri, in assenza di acqua corrente e di lavatrici, le donne lavavano i panni nel lago, come si può vedere nell'immagine qui accanto

Molto forte era il senso di appartenenza comunitaria, che si esprimeva ad esempio con una grande facilità con cui si poteva accedere alle case degli altri e magari chiedere qualcosa del tipo: «che cosa avete mangiato oggi?»

O ancora, si esprimeva nell'abitudine, comune del resto a tutta l'Italia di allora e durata buona parte del Novecento, di dare dei soprannomi alle persone, soprannomi condivisi da tutta la comunità paesana, e che non venivano percepiti con permalosità.

il Novecento

la fonte Boiola

il castello a inizio 900

In effetti il Paese rimase in condizioni di povertà fino ad avanzato Novecento. Anche l'immagine del castello a inizio Novecento, qui accanto, documenta uno stato di manuntenzione non certo ottimale.

Un contributo al suo decollo turistico lo diede la scoperta della fonte termale detta “Boiola„ (da bollire), dovuta soprattutto al prof. don Angelo Piatti, che tra il 1883 e il 1891 promosse attività di esplorazione subacquea, che accertarono la presenza di tale realtà.

centro storico e frazioni

Negli anni '60' Sirmione inizia a conoscere un impetuoso sviluppo turistico: nascono nuovi alberghi [1], viene realizzato un grandissimo parcheggio, nell'attuale piazzale Monte Baldo, e, lì vicino, il Palazzo dei Congressi, usato anche, per almeno un decennio come Cinema.

Contemporaneamente a questo sviluppo del turismo nel centro storico si sviluppano anche le frazioni: soprattutto Colombare, che fino agli inizi degli anni '60 era costituita da pochissime case, e Lugana. Non pochi abitanti del Centro storico decidono di trasferirsi appunto a Colombare, per meglio sfruttare commercialmente gli edifici dentro il Centro storico. Si verifica così, negli anni '60/'70 una emorragia di popolazione residente nel Centro storico, direttamente proporzionale all'accrescimento della popolazione nelle frazioni.

Nella seconda metà degli anni '70 lo stesso Municipio, un tempo dislocato nel Centro (in piazza Carducci) viene trasfreito a Colombare.

Negli anni '80 e più ancora '90 anche le zone del paese che erano fino a quel momento rimaste, come dire?, riservate ai residenti, come la zona attorno alla Chiesa parrocchiale, vengono destinate al turismo.

l'attuale turismo

Qualche problema lo ha posto e lo pone, almeno dalla fine degli anni '70, la non sempre facile composizione tra le esigenze del turismo di massa, di tipo essenzialmente "pendolare", e quelle del turismo stanziale, fatto di gente che fa le cure termali o comunque vuole soggiornare per un certo periodo di tempo, in genere cercando a Sirmione una tranquillità che altrove non si potrebbe trovare.

È vero peraltro che i giorni in cui a Sirmione il turismo "pendolare" detta il clima è limitato alla feste. Nei giorni feriali in genere l'atmosfera del paese è quella di una realtà tranquilla.

Ciò che conta è che la gente che viene non incontri solo un “ciò„, ma anche una realtà personale, dei “tu„: solo così si realizza un turismo sostenibile, cioè umano. Ma questo non riguarda solo Sirmione...

note

[1] Fino a metà degli anni '30 gli alberghi a Sirmione erano il Terme, il Boiola, l'Eden, lo Splendido, il Vittoria, il Castello (questi ultimi tre ora non più esistenti), il Giardino (allora Giardinetto), la Speranza, il Marinaio e il Catullo.
Già allora il flusso turistico comprendeva non solo italiani, ma anche tedeschi e inglesi (cito dai ricordi di un anziano sirmionese).